Correva l’anno 1980 quando, rispondendo a un semplice annuncio pubblicato da don Bruno Bertoli nel settimanale diocesano, 250 persone si presentarono a chiedere l’iscrizione  alla Scuola Biblica diocesana.

Nata a Venezia-centro storico, la Scuola Biblica ha visto diffondersi i suoi gruppi, anno dopo anno, in tutto il territorio del Patriarcato: al Lido, a Mestre, a Zelarino, a Favaro, a Quarto d’Altino, a Marghera, nella Riviera del Brenta, a Caorle, Jesolo, Eraclea.

Non la si può assimilare alle classiche scuole di formazione teologica per laici. Di una scuola ha solo il nome e la finalità: insegnare e appassionare. È scuola permanente, può durare tutta la vita oppure essere ripresa periodicamente a distanza di qualche anno.

Come recita il volantino che diffondiamo ogni anno nelle parrocchie, nelle biblioteche ecc., “La Scuola Biblica non richiede né rilascia titoli o diplomi, non prevede esami, è aperta a tutti, non ha programmi limitati a un ciclo di pochi anni”. E ha un solo libro di testo obbligatorio: la Bibbia.

Ciò che ci si propone, infatti, è proprio – e soltanto – di leggere la Bibbia.

L’intuizione da cui è nata questa iniziativa, che ha trovato tanta rispondenza, (a tutt’oggi abbiamo circa 400 iscritti) è che per conoscere la Bibbia bisogna (sembra una banalità!)… leggerla. Non basta proporre introduzioni generali, parlare in astratto dei problemi che la Bibbia pone: bisogna confrontarsi con il testo, leggere pagina dopo pagina con l’aiuto di guide ben preparate, che aiutino a superare le innegabili difficoltà, ad acquisire un metodo, a prendere familiarità con questo libro rimasto quasi sigillato per secoli e che il Concilio ha voluto rimettere tra le mani di tutti i fedeli, esortandoli “con ardore e insistenza” ad “apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo con la frequente lettura delle divine Scritture”.

In concreto, la Scuola si articola in gruppi che, guidati da un docente, si incontrano con cadenza settimanale, per lo più da ottobre a maggio. Il metodo è attivo: il docente introduce, indicando le principali linee di interpretazione del brano preso in esame, guida la discussione, tira le conclusioni dell’incontro, aiutando i presenti a cogliere il “messaggio” emergente dal testo; ma tutti i partecipanti sono invitati a dare un contributo di apporti personali, di riflessioni, di domande.

Ogni anno viene proposta la lettura di un libro della Scrittura, alternando Antico e Nuovo Testamento.

Nel corso dell’anno poi i diversi gruppi trovano dei momenti di unità rappresentati da conferenze pubbliche cittadine tenute da noti biblisti, da incontri di preghiera (secondo il metodo della lectio divina), da giornate di studio, da gite culturali.

La nostra è “scuola”, ma non intende fermarsi a un approccio esegetico e culturale della Bibbia. Tutto, invece, è orientato a far sì che la Scrittura diventi familiare al credente, anzi diventi il suo principale libro di meditazione e di preghiera.

È “diocesana”, non solo perché è diffusa in tutto il territorio del Patriarcato, ma perché è al servizio di tutti, parrocchie, associazioni, movimenti. Sua preoccupazione è stata sempre che la lettura della Bibbia avvenisse “sulle ginocchia della Chiesa”, per usare un’espressione agostiniana cara al patriarca Roncalli.

Per completare il quadro, alcune annotazioni.

È da segnalare il ruolo significativo assunto dai laici nella conduzione della Scuola Biblica. Un gruppo di laici, uomini e donne, già iniziati, da anni, allo studio della Bibbia, si impegnò fin dall’inizio, con grande entusiasmo, nell’organizzazione della nuova esperienza. Ma via via assunsero anche il ruolo di docenti e oggi la maggior parte dei gruppi è guidata da laici. E il direttore della Scuola, nominato dal Patriarca, è stato, per molti anni, una donna.

Va ricordato infine che l’iniziativa si autofinanzia totalmente, grazie al contributo versato da ciascuno all’atto d’iscrizione e grazie al volontariato degli organizzatori e di quasi tutti i docenti. È, questa, una scelta di tipo ecclesiale: scelta di sostenere con sacrificio personale ciò in cui si crede; e di farsi carico col proprio impegno anche finanziario di iniziative (come ad es. le conferenze pubbliche) in qualche modo “missionarie”, perché rivolte a credenti e non credenti, cioè a chiunque, informato dalle locandine esposte nelle strade, desideri unirsi agli iscritti nella conoscenza della Scrittura.

Nel corso degli anni, dalla Scuola Biblica sono nate, quasi per germinazione spontanea, accanto ai gruppi di lettura, ulteriori iniziative: giornate di studio, corsi residenziali, corsi di Ebraico biblico, ritiri, incontri per l’ascolto di composizioni musicali, pubblicazione di libri e dispense, pellegrinaggi in Terra Santa e in altre regioni ricche di memorie bibliche ed ecclesiali. È nata anche l’iniziativa, oggi portata avanti, in diocesi, dalla Pastorale del Turismo, di far parlare le straordinarie opere d’arte ispirate dalla Bibbia, che, a partire dalla basilica di San Marco, impreziosiscono le chiese veneziane, coinvolgendo anche i visitatori italiani e stranieri della città, facendo così un’opera di evangelizzazione delle genti. Ultima, in ordine di tempo, è l’iniziativa di un laboratorio teatrale, che coinvolge dei giovani (credenti e non credenti), impegnandoli a leggere e approfondire un testo biblico, in vista di un suo adattamento teatrale, che viene poi rappresentato in varie sedi.

Va segnalato, infine, che spesso, nel corso dell’anno, ai docenti laici della Scuola Biblica vengono richiesti interventi di contenuto biblico da parrocchie, vicariati, comunità.

  

1° articolo sulla Scuola Biblica diocesana in Gente Veneta, n. 09/1980

 

articolo di don Bruno Bertoli in Rivista del clero italiano, 1990

 

articolo "Don Bruno e la Scuola Biblica" di Maria Leonardi in "Appunti di Teologia" del Centro Pattaro, n. 2/2016

  

                                                                        

 

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